Chi è il pishtaco?
Secondo il floklore andino il pishtaco è una creatura vampirica e malvagia, simile a un mostro – spesso uno sconosciuto, un uomo bianco, a volte osservato con un cappello a bordo largo – che amava rapire persone tra le popolazioni indigene locali per nutrirsi del loro grasso. La parola Pishtaco deriva dal quechua pishtay e significa “decapitare o tagliare a strisce”. La figura del pishtaco compare fin dall’antichità nella tradizione quechua, già in epoca preispanica si hanno notizie di assassini inviati da etnie rivali per eliminare figure importanti, praticamente si direbbe oggi dei “sicari”.

Chi poteva essere un pishtaco?
L’immagine del pishtaco si è evoluta nell’immaginario collettivo delle Ande: da sicario indigeno durante il periodo Inca è diventato uno straniero (principalmente europeo) crudele e spietato, capace di uccidere per ricavare il grasso dalle sue vittime. Ogni uomo bianco era un potenziale pishtaco. Gli indigeni delle Ande temevano che i missionari spagnoli fossero dei pishtacos e credevano che uccidessero le persone per estrarre il loro grasso, con cui i missionari ungevano le campane delle chiese per farle suonare meglio. In epoca coloniale, a Cuzco, gli indigeni attaccarono un gruppo di frati accusandoli di essere pishtacos che rapivano le persone per estrarre il grasso con cui fare unguenti curativi. Ancora pochi anni fa, la credenza nel pishtaco ha influenzato i programmi di aiuto internazionali, inducendo alcune comunità andine (fra le più isolate ovviamente) a rifiutare il programma statunitense Food for Peace per paura che il suo vero scopo fosse quello di ingrassare i bambini e poi ucciderli ed estrarre il loro grasso.

Cosa rappresenta il pishtaco?
Il pishtaco, figura ambigua, mutevole e complessa, é una metafora della paura del diverso e dello “straniero” e dello sfruttamento della gente del posto. Rappresenta diversi aspetti del potere e della violenza subita da queste popolazioni, caratteristiche familiari ancora oggi agli abitanti delle regioni andine del Perù e della Bolivia.

Perchè questa ossessione con il grasso umano?
Fin dai secoli più antichi gli andini utilizzavano il grasso di lama e di alpaca come offerta sacra agli dei. I nativi pre-ispanici andini apprezzavano il grasso così tanto da adorare una divinità, Viracocha (che nella lingua quechua significa appunto mare o serbatoio di grasso). Possiamo pensare che fosse naturale per dei contadini poveri vedere l’eccesso di grasso corporeo come un segno di vita, buona salute, forza e bellezza. Si credeva che molte malattie avessero la loro origine nella perdita di grasso corporeo, la magrezza estrema era disprezzata.

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Emanuele Riga
Fonte Wikipedia